venerdì 8 agosto 2008

Walter Van Beirendonck e i sei di Anversa

Leggo una interessante intervista di Marzia Fossati su Exibart on paper, edizione estiva, a Walter Van Beirendonck , il più eccentrico e irriverente dei Sei di Anversa.

Re aztechi e avatar. Feticismi e dubbi ontologici. Is what you see the Truth? Is reality, reality?

Abiti come statements, per parlare di moda e di natura. Il pianeta, la vita e la società contemporanei raccontati attraverso stampe e slogan. Un lessico fatto di grafiche forti, tagli innovati e insoliti accostamenti di colori, il tutto rigovernato da un acuto sense of humor che strizza immancabilemente l'occhio alle tematiche della sessualità e del safe-sex.
Quintessenza di influssi artistici, musicali e letterari, le collezioni di Walter Van Beirendonck si caricano di ulteriori suggestioni etniche.

Stop terrorizing our world
I hate copyeats
Sick of easy fashion
cherish creativity
fashion = fantasy
where I live there are rainbows
aesthetic terrorists unite!
Think Rethink React
Believe
All you need is faith and trust
And a little bit of pixy dust...
Get natural get naked
W-arning! Explicit Print

Riporto l'intervista con Walter Van Beirendonck

Quanto è stato determinante studiare ad Anversa?
WVB: Pur non avendo paragoni con altre scuole, posso dire che è stato importante studiare lì.
Eravamo un piccolo gruppo di studenti molto ambiziosi pronti a motivarsi l'un l'altro ed entusiasti di scoprire insieme il meraviglioso mondo della moda internazionale. Inoltre avevamo la possibilità di rapportarci alla moda in maniera creativa.
Il famoso gruppo di Anversa parlacene
WVB: Innazi tutto eravamo sette e non sei! E' stata la stampa ingese ad etichettarci come "I sei di Anversa", a causa dei nostri nomi impronunciabili. Io e Martin Margiela eravamo nella stessa classe. L'anno successivo si aggiunsero anche Dirk Van Saene, Dries Van Noten, Dirk Bikkembergs, Ann Demeulemeester e Marina Yee.
Ma mica sarà vero che eravate così legati come si diceva...
WVB: Eravamo davvero amici e passavamo moltissimo tempo insieme, anche al di fuori della scuola, nel tempo libero e in viaggio. Qualsiasi cosa uno facesse, gli altri volevano farla meglio: era un gruppo molto energico e stimolante. Con molti di loro sono ancora oggi in contatto
Hai dichiarato stanchezza nei confronti di tanta moda facile
WVB: Sì, attualmente la moda è dominata dalla mentalità dell'imitazione: il risultato è una serie di copie economiche disponibili in tutte le maggiori catene di grandi magazzini, subito dopo che gli stilisti hanno presentato le loro collezioni. Sono stanco di questa mentalità perché uccide la moda dei designer. Perché il consumatore dovrebbe continuare a comprare l'originale, se ovunque proliferano copie a poco prezzo?
Moda = Fantasia. Chi fra i tuoi colleghi incarna alla perfezione questa equivalenza?
WVB: Mi piace il lavoro di Rei Kawakubo, Dirk Van Saene, Bernard Wlhelm e Gareth Pugh.
Chi è lo "skin king" della tua collezione autunno inverno 08/09?
WVB: Tutta la collezione è ispirata al re azteco Xipe Totec. Come simbolo della nuova stagione, Xipe Totec indossava la pelle di una vittima sacrificale umana, la "nuova pelle" che ricopre la terra ad ogni primavera. Durante il secondo mese del calendario atzeco i sacerdoti sacrificavano vittime umane per indossare le pelli, chiamate anche "abiti d'oro". Ho trovato che l'intera vicenda potesse essere una metafora interessante del notro attuale sistema moda mondiale.
Protagonista della tua primavera /estate 08 era invece il sexclown. Com'è nata la collezione?
WVB: Fin da quando lessi Snowcrash, a metà degli anni 90, rimasi affascinato dagli avatar: penso che l'abilità di progettare se stessi come fantasie digitali sia l'evoluzione ultima del processo di manipolazione del corpo. Lasciarsi alle spalle la fisicità del corpo e diventare una forma di vita puramente digitale è una ocnseguenza logica nelle future forme di vita. Con l'avvento di Second Life gli avatar hanno finalmente trovato il loro mondo e il mondo reale ha preso consapevolezza della potenza degli avatar. la collezione sexclown racchiude in sé queste nuove forme di vita digitali insieme ad un altro tema che mi affascina da sempre: il feticismo. Così ho creato un gruppo di uomini forti ed auto-consapevoli, fieri della loro mascolinità e delle loro diversità corporee. Volevo che apparissero come appena usciti dal mondo digitale - puri personaggi di fantasia - con spalle, anche e giro-vita fortemente articolati.
Dopo la presentazione della collezione i tuoi modelli sono stati effettivametne messi su Second Life...
WVB: Gli avatar che ho creato per questa collezione sono stati messi su Second Life, in quanto naturale ambiente in cui essi potessero vivere.
E la collezione per la primavera/estate 09 presentata a Pitti Uomo 74, con la quale hai debuttato in Italia?
WVB: Il nome della collezione è eXplicit, con riferimento specifico ad immagini, situazioni e sensorialità espliciti. Seonsorialità di visioni artistiche. Di situazioni politiche. Dei media. Della libertà. Libertà di capire il nostro mondo ed esprimere il nostro parere. Natura, Futuro e tecnologia si incontrano nella mia collezione in maniera al tempo stesso poetica e grafica. Il corpo maschile è messo in primo piano: un corpo però che viene rimodellato, rielaborato e ripensato.
Con questa mia collezione voglio porre al mio pubblico dei quesiti: Quello che vedete coioncide con la Verità? La Realtà è Realtà? La realtà è filtrata: vediamo solo quello che ci viene concesso di vedere...
Per il tuo multi-label store selezioni anche gli abiti degli altri. Come?
WVB: Mi avvalgo dell'aiuto del mio amico Dirk Van Saene, del quale vendo anche le creazioni .
Tra i marchi scelti per il mio negozio figurano Bernhard Willheim, Christian WJnants, Bruno Pieters, Sofie D'Hoore, Frieda Degeyter, Inge Van Den Broeck, Pleasure Principale, Comme des Garcons Play. Fra gli accessori Karin Nunez de Fleurquin e Tomoko Furusawa. Tengo anche alcuni complementi d'interni, quelli di Piet Hein Eek ed alcuni pezzi vintage.
Se potessi salvare una sola collezione tra tutte quelle della tua carriera?
WVB: sempre l'ultima, perché è sempre quella che mi interessa di più.

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